Possiamo coltivare un Evonimo sia come pianta singola sia in gruppo per formare una siepe. Si può coltivare con successo anche in vaso ed è apprezzato per il fogliame decorativo e le bacche colorate.
L’Evonimo (Euonymus) è un arbusto versatile ed è disponibile in molte specie, sia decidue sia sempreverdi. Le specie decidue perdono le foglie all’inizio dell’inverno e vengono coltivate per i bellissimi colori autunnali. Gli Evonimi sempreverdi sono invece ideali per creare siepi.
Molte specie sono di origine giapponese, ma esiste anche una specie italiana, l’Euonymus europaeus, detto Fusaggine: è decidua e produce frutti arancioni rossicci molto decorativi. L’Euonymus japonica è particolarmente adatto per i giardini marini per la sua tolleranza all’elevata salinità.
Tra le varietà a foglia variegata vi segnaliamo l’Euonymus fortunei Silver Queen con striature bianche e l’Euonymus Emerald n’Gold sui colori del giallo.
L’Euonymus alatus ha foglie scarlatte in autunno e produce frutti rossi, che si aprono e liberano un seme arancione.
- Euonymus alatus
- Fusaggine
- Euonymus europaeus
Dove coltivare un Evonimo
Gli Evonimi decidui apprezzano posizione assolate, mentre le specie sempreverdi preferiscono una posizione in semi ombreggiata o all’ombra.
Sono piante rustiche e abbastanza robuste. Non temono il freddo fino a -5°C, ma le specie variegate sono più delicate.
Attenzione ai venti freddi e alle gelate tardive primaverili.
Come piantare un Evonimo in giardino
Gli Evonimi decidui si mettono a dimora tra ottobre e marzo. Per le specie sempreverdi variegate meglio aspettare fino ad aprile per evitare gelate primaverili tardive.
Prepariamo le buche con 7/10 giorni in anticipo rispetto alla messa a dimora, facendo in modo che abbiamo delle dimensioni in larghezza e profondità doppie rispetto al pane di terra che contiene le radici della pianta. Se si tratta di una siepe manteniamo una distanza di circa 40 cm tra ogni piantina.
In questo periodo lasciamo le piante in vaso vicino alle buche, in modo che inizino ad ambientarsi al clima. Nel frattempo controlliamo il perfetto drenaggio dell’acqua: irrighiamo la buca e verifichiamo che venga assorbita come una spugna. In questa fase integriamo al terreno che useremo per messa a dimora un una dose di fertilizzante granulare o un concime organico, come lo stallatico pellettato.
Il giorno del trapianto, liberiamo la pianta dal vaso senza danneggiare le radici e posizioniamola al centro della buca, in modo che il colletto rimanga leggermente rialzato. Quindi riempiamo le buche con il terriccio addizionato con concime, pressiamo e irrighiamo generosamente.
Come irrigare un Evonimo
Non è una pianta particolarmente esigente, ma nel primo anno dopo la messa a dimora va irrigata con regolarità. Le radici non si sono ancora sviluppate e non possono cercare in profondità l’umidità.
In seguito si accontenta delle piogge e interverremo solo in caso di lunghi periodi di siccità.
Ovviamente se abitiamo nel sud Italia gli interventi di irrigazione saranno più frequenti, se invece coltiviamo l’Evonimo nel nord potremo contare su maggiori piogge.
In estate va sempre irrigata con regolarità.
Come concimare un Evonimo
Dopo la concimazione all’atto del trapianto, possiamo ripetere l’operazione con un fertilizzante a lenta cessione granulare o uno stallatico pellettato 3 o 4 volte all’anno, all’inizio delle stagioni.
Come coltivare un Evonimo in vaso
Per la coltivazione in vaso usiamo un contenitore dimensioni leggermente superiori a quelle usato dal vivaio. Le dimensioni dipendono dalla grandezza della pianta.
Per migliorare il drenaggio dell’acqua in eccesso sul sottovaso, stendiamo sul fondo uno strato di 10 cm di palline di argilla espansa. Dopo aver posizionato la pianta riempiamo con un terriccio biologico. Anche in questo caso possiamo mischiare al substrato di coltivazione una dose di stallatico pellettato o di un fertilizzante granulare.
Si rinvasa ogni due anni in vaso leggermente più grande. Quando la pianta avrà raggiunto le dimensioni che desideriamo, potremo limitarci a sostituire il vecchio terriccio superficiale con un nuovo substrato biologico.