Possiamo coltivare le Arachidi per scoprire che, oltre agli sfiziosi frutti amati da grandi e piccini, abbiamo altri vantaggi da considerare.
Innanzitutto, la pianta delle Arachidi (Arachis hypogaea) ci garantirà una bella fioritura, con una varietà di sfumature dal giallo all’arancione, durante i mesi estivi quindi da giugno fino a settembre.
Secondo aspetto di grande utilità è che la pianta delle Arachidi è una Leguminosa o Fabacea. Proprietà di questa famiglia è la capacità di fissare l’Azoto nel suolo, il quale diventa più fertile dopo il passaggio di queste piante. Sarà particolarmente utile coltivare le Arachidi per preparare il terreno per piante molto esigenti come le Solanacee, se decidiamo di seguire la rotazione delle colture nel nostro orto.
In alternativa per chi non possiede un terreno, possiamo coltivare le Arachidi anche sul balcone, che si abbellirà di una delicata piantina con grandi foglie decorative di colore verde chiaro e, nel periodo estivo, di una allegra fioritura.
La provenienza di questa pianta è il sud America ed è arrivata da noi circa tre secoli fa. Gli studiosi hanno scoperto in Perù la presenza di reperti storici che datano la sua coltivazione addirittura a circa 7.600 anni fa.
Noteremo che le foglie inizieranno a comparire verso marzo/aprile cui seguirà la fioritura estiva. Forse non tutti sanno che i fiori della Arachis hypogaea tendono ad allungare il peduncolo dopo l’impollinazione, spingendo l’ovaio nel terreno, dove diventerà una spagnoletta.
Dovremo attendere fino a ottobre per assicurarci che questi frutti sotterranei siano maturi. A seguire procederemo con la tostatura e poi potremo gustarle in compagnia o nei momenti di golosità solitaria. Le arachidi possono essere anche un complemento all’alimentazione degli uccellini in inverno e per quelli selvatici e le troviamo anche nei mangimi per scoiattoli o pappagalli.
In base al fatto che la raccolta prevede l’asportazione della pianta, solitamente è coltivata come pianta annuale.
Come coltivare le Arachidi
Per la coltivazione di questa pianta, dobbiamo assicurarle una temperatura adeguata, evitando che scenda sotto i 5 °C. Scegliamo perciò una zona soleggiata e la vedremo fiorire e produrre copiosamente. In primavera, verso aprile, iniziamo a seminare e trapiantare per assicurarci che le temperature si aggirino sopra i 15 °C e inoltre eviteremo il pericolo di gelate tardive.
Le Arachidi coltivate in vaso necessitano di un contenitore molto profondo, quindi scegliamolo di almeno 30 cm, in tal modo ci garantiremo che i baccelli possano maturare nel sottosuolo a circa 10 cm di profondità.
Poniamo attenzione alla distanza tra le piante se numerose, poiché queste raggiungono un’altezza di circa 50 cm e una larghezza di circa 40 cm.
In giardino possiamo concimare il terreno prima del trapianto con un fertilizzante organico, come lo stallatico pellettato, oppure un fertilizzante granulare consentito in agricoltura biologica. Per la coltivazione in vaso usiamo un terriccio biologico.
Se non siamo interessati a mangiare i frutti, ma ci piace semplicemente l’aspetto decorativo dei fiori della Arachis hypogaea, possiamo forzare la fioritura da maggio a luglio con una dose di concime per piante da fiore povero di Azoto da diluire nell’acqua per l’irrigazione ogni 10 giorni.
Come irrigare le Arachidi
Dobbiamo irrigare abbondantemente le piante durante il periodo vegetativo e non dimenticarcene soprattutto nei mesi estivi se sono collocate in pieno sole.
La moderazione però va sempre mantenuta, perché i frutti sotterranei sono maggiormente esposti a malattie fungine e marciumi in caso di terreni poco drenanti. Seguiamo la semplice regola di innaffiare di frequente ma con poca acqua.
Se notiamo molta acqua nei sottovasi, togliamola.
Quando raccogliere i frutti
Riprendiamo ora uno degli aspetti meno noti citati all’inizio sull’importanza della coltivazione della Arachis hypogaea. Le Leguminose hanno la capacità di fissare l’Azoto nel terreno e qualcuno potrebbe chiedersi perché l’assimilazione non può avvenire semplicemente tramite l’aria.
La risposta è molto semplice: le radici e le foglie di queste piante non sono in grado di prenderlo dall’aria. Al contrario, i micro-organismi che vivono nel terreno vicino alle radici, in simbiosi con le Leguminose, assorbono l’Azoto dall’atmosfera e lo rilasciano come “scarto” in una forma assimilabile per le radici.
Sarà il terreno quindi a beneficiarne con un apporto di Azoto molto maggiore proprio grazie a questa “collaborazione” tra micro-organismi e Leguminose.
Consigliamo infine, terminato il ciclo vegetativo, di tagliare la parte aerea e di estrarre i frutti, ma mantenendo nel suolo le radici: essendo ricche di Azoto, quando iniziano a decomporsi, saranno un ottimo concime per il terreno.
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